“Le linee rette artificiali che sono state tracciate sulla sabbia, quando è stata concessa l’indipendenza a questi stati, servono solo a perpetuare le guerre civili”, Azeem Ibrahim
La maggior parte degli Stati non hanno mai avuto un carattere completamente “nazionale”, in quanto abitati in parte anche da “altri”, minoranze linguistiche ed etnie straniere. La maggior parte delle nazioni sono quindi Stati multi-etnici che, nel corso degli anni, hanno però saputo trovare un’armonia interna e la “condivisione” di un comune progetto-nazione.
In Europa vi è stata l’eccezione della Yugoslavia, ed oggi stiamo assistendo all’agonia di luoghi come la Siria, l’Iraq e la Libia, che sono stati definiti da più parti “stati falliti”.
In Iraq è presente lo stato shiita, con le regioni regioni meridionali e orientali di Baghdad e Bassora; esiste poi il Califfato, che sta tentando di stabilire uno stato diverso nella parte sunnita nel nord-ovest del paese. E poi c’è lo stato curdo nel nord, che ha una propria struttura proto-statatale in questa regione, così come anche in altre aree dove la popolazione curda è maggioritaria, come in Siria, Turchia e Iran.
Al momento della fondazione del Regno di Iraq nel 1921, Re Faisal I osservò che “Non c’è nessun popolo iracheno all’interno dell’Iraq. Ci sono solo diversi gruppi senza sentimenti nazionali “. L’Iraq in realtà non è mai stato un paese, e non è più nemmeno uno stato.
La stessa cosa si può dire di Siria e Libia: la prima è una “spaccatura etnico-confessionale” suddivisa fra shiiti-alawiti, sunniti, curdi, cristiani-caldei, yazidi e drusi, un mosaico etnicamente diversificato dall’uomo a causa della sua enorme importanza come centro commerciale. La seconda, la Libia, è sempre stata una società profondamente tribale, senza nessun sentimento di identità nazionale, nella quale gli oltre cento clan si sono sempre fronteggiati a vicenda.
Le persone che vivono in queste terre non hanno mai avuto nulla in comune, e ancor oggi stanno combattendo per evitare che una fazione rivale, una tribù rivale, un gruppo religioso rivale, possa affermare il dominio su di loro.
Non è più possibile oggi lottare per far rispettare questi confini, essi devono poter cambiare, e nuovi “paesi” – composti da persone che condividano una sorta di spirito di comunità tra di loro, un’idea-nazione – devono prendere il posto di quelli i cui confini furono tracciati artificialmente e forzatamente sulla sabbia.