Israele è in preda a un’ondata di terrore, alimentato dall’accusa palestinese di dissacrare la moschea di al-Aqsa e di voler cambiare lo status-quo sul Monte del Tempio di Gerusalemme.
Questa accusa è stata diffusa ed alimentata da Hamas e dalla Jihad Islamica, ma il loro messaggio ha trovato un eco anche fra alcuni esponenti dell’Autorità Palestinese che si sono uniti al coro di proteste, esortando Israele a non “contaminare” il Monte del Tempio.
Questa voce ha spinto i giovani palestinesi a rivoltarsi ed a scendere nelle strade, attaccando, ferendo e uccidendo a caso cittadini israeliani.
L’attuale ondata di terrore è iniziata con una serie di attacchi terroristici condotti principalmente da “lupi solitari”, con l’uso di coltelli, armi da taglio e con l’investimento – tramite automezzi – di pedoni in sosta sui marciapiedi.
In qualsiasi analisi razionale dei costi-benefici, l’onda iniziale sembra aver fallito, perché nella maggior parte dei casi, gli autori di questi atti terroristici sono stati uccisi, feriti o catturati, e il danno “strategico” che sono stati in grado di infliggere è stato limitato.
Le organizzazioni palestinesi guidate da Hamas hanno quindi intensificato il loro incitamento sul Web, pubblicando le istruzioni su come gli attaccanti avrebbero potuto essere più efficaci. Le istruzioni sono di solito accompagnate da videoclip, con raccomandazioni sul tipo di coltelli da usare, dove pugnalare le vittime, da quale posizione attaccare, e così via.
In alcuni casi, si suggerisce di attaccare in coppia o in gruppo, impadronendosi delle armi da fuoco delle vittime militari e successivamente aprendo il fuoco in tutte le direzioni.
Questo incitamento istituzionale attraverso la “formazione via web” riflette solo un aspetto della crescente importanza dei social media nell’attuale ondata di terrore.
I social network, in particolare Facebook e Twitter, sono utilizzati da molti giovani terroristi come una piattaforma per trasmettere i loro pensieri, i sentimenti ed i messaggi politici prima di partire per i loro attacchi.
Alcuni vedono questo modo di agire come un testamento spirituale, il supremo sacrificio inserito nel contesto desiderato.
Le loro parole sono indirizzate agli amici e alla famiglia su “come agire” e che fare dopo la loro morte. Senza questi messaggi lasciati sui social le azioni terroristiche compiute potrebbero perdere il loro significato e sprofondare rapidamente nel dimenticatoio degli eventi legati al conflitto.
Un altro aspetto, non meno importante, è la glorificazione conferita dai social media ai lupi solitari: spronate dalle organizzazioni terroristiche e dai loro sostenitori, le reti promuovono l’escalation e incoraggiano altri potenziali terroristi ad attaccare.
Ogni atto terroristico diventa quindi un modello d’emulazione, scatenando un circolo vizioso che alimenta la spirale di violenza.
Per quanto riguarda il numero di morti, dei feriti e l’entità del danno che provocano, gli attacchi dei lupi solitari hanno effetti più limitati rispetto all’utilizzo di cariche esplosive, sparatorie o attentati suicidi, ma sono più difficili da prevenire dall’intelligence.
Al contrario degli attacchi effettuati dalle organizzazioni terroristiche, nei quali ci sono di solito un certo numero di persone coinvolte ed a conoscenza dell’iniziativa (dalla pianificazione e studio fino alla realizzazione), rendendo possibile per le forze di sicurezza raccogliere informazioni o addirittura infiltrarsi nella catena terroristica, l’azione del lupo solitario inizia e finisce nel cervello del terrorista, con nessun altro a conoscenza.
Tuttavia, il costante monitoraggio delle reti social potrebbe essere un sostituto efficace e pratico per la raccolta di informazioni tradizionali. Questo monitoraggio costante e continuo potrebbe aiutare ad affrontare le lacune dell’intelligence nei caso di terrorismo legato ai lupi solitari e, in alcuni casi, fornire anche un allarme tempestivo sui loro piani d’azione.
In altre parole, mentre i social media svolgono un ruolo significativo nell’iniziazione, orientamento ed escalation degli atti terroristici, potrebbero anche essere la chiave nel contrastare o preveinre tali azioni.