Il Medio Oriente così come l’abbiamo conosciuto fa ormai parte del passato. L’opera di riconfigurazione della regione dipende dalle decisioni di nuove potenze, quali l’Iran, la Turchia e Israele, considerate le future eredi del patrimonio arabo.
Questi nuovi protagonisti in Medio Oriente aspirano all’eredità araba. Ma ne sono all’altezza?
Gli ultimi avvenimenti storici hanno mostrato la fragilità e il relativo declino di più di uno stato arabo, che sembrano voler scaricare il peso delle proprie responsabilità ai nuovi arrivati.
È opportuno invece prendere atto di quanto accaduto e di quanto ancora in corso. Una rivisitazione storica mostra il fallimento di quel territorio conosciuto come la Mezzaluna fertile.
Per primo consideriamo lo Yemen. Qui, il gruppo degli Houthi ha spinto verso il settarismo, eliminando le tracce di un modello politico che ha guidato il Paese per circa un quarto di secolo, dal 1990.
A seguire, l’Egitto, il più grande tra gli Stati arabi, costretto oggi a nuove sfide, provenienti da Gaza e Libia, che evidenziano la sua inadeguatezza al comando.
Poi, il Sudan, diviso ora tra Nord e Sud, è privo di una personalità forte a tener testa alle complicazioni interne.
La divisione in Medio Oriente risale senz’altro all’assenza dell’idea di “Nazione” e a un nuovo tipo di alleanza che supera l’antico legame patriottico.
È il caso dell’Iraq, guidato da impulsi settari, in seguito all’invasione americana nel 2003, all’ascesa del partito Ba’th e ad imprese straordinarie quali l’occupazione del Kuwait.
Un’analoga situazione si riscontra in Siria, con un governo a conduzione familiare, quello degli Assad. Qui la crisi politica o esistenziale ha danneggiato quel potenziale umano e naturale che avrebbe offerto al Paese una posizione privilegiata.
E ancora non possiamo dimenticare la minaccia libanese o algerina.
Alla luce di quanto detto, è opportuno chiedersi quanto l’Iran, la Turchia e Israele siano in grado di ricoprire il ruolo di pionieri in Medio Oriente.
Apparentemente, la situazione in cui riversano i tre Paesi sembra essere loro favorevole. Infatti, l’assenza di forze di opposizione in Turchia e Israele ne è un tratto determinante. Tuttavia, ad un’indagine più approfondita, anch’essi risultano piuttosto deboli.
Vari fattori fanno dubitare sul loro futuro.
Tra questi, il settarismo in Iran potrebbe agire da arma a doppio taglio.
La Turchia, malgrado i successi economici, sembra annegare nel gioco dei Fratelli Musulmani.
E infine lo stato di Israele: quest’ultimo, guidato dal presidente Benjamin Netanyahu, è stato assorbito totalmente dai suoi vicini, tanto da divenirne uno di loro.
Source: Arabpress