Dall’Iraq alla Siria, poi al Sinai e all’Algeria, ed oggi in Libia, a pochi centinaia di chilometri dall’Italia: il terrorismo jihadista dell’Isis continua a mietere vittime e ad allargare il suo consenso nel mondo islamico…
Dalla Libia arriva la notizia della decapitazione di due giovani attivisti dei diritti umani di 19 e 21 anni: è la conferma delle paure degli osservatori Onu che da ottobre avvisavano delle strette relazioni intessute tra i jihadisti locali e rappresentanti dello stato islamico.
Il massacro è avvenuto nella città di Derna, nell’est della Libia, dove da poco alcuni gruppi di jihadisti hanno giurato fedeltà all’Isis e imposto la legge coranica della sharia.
Le due vittime sono Mohammed Battu e Siraj Qath, rapiti il 6 novembre scorso, dopo che la città è finita sotto il controllo del Consiglio della gioventù islamica che ha istituito un tribunale islamico.
Ne danno notizia i media locali. I due ragazzi, da quello che si capisce, sarebbero stati fatti prigionieri e condannati a morte per decapitazione perché sostenitori dell’ex generale Khalifa Haftar che combatte i gruppi estremisti a fianco dell’esercito regolare.