Si parla di nuove trattative, di una ‘Ghadames 2’, per tentare di sbrogliare la matassa libica, stavolta allargando l’incontro ai “leader tribali”.
D’altronde, viene spiegato, sia il governo di Tobruk (guidato da Abdullah al-Thinni) che quello autoproclamato di Tripoli (il cui premier è Omar al-Hassi) dipendono dal supporto esterno di clan “con marcati interessi localistici”.
I trigger della crisi, però, sono “ormai così attorcigliati e profondi” da far esprimere pessimismo agli analisti.
In un documento si afferma che “al momento non ci sono elementi che possano far sperare in un successo di qualsivoglia sforzo negoziale”.
In Libia “i falchi prevarranno”, secondo le fosche previsioni delle agenzie di intelligence di mezzo mondo, secondo le quali la moltiplicazione delle milizie ha prodotto delle rendite di posizione che le porterà a sfidare comunque l’autorità centrale in quanto tale, portando il Paese in uno stato di prolungata e pericolosissima anarchia, che favorisce i traffici illeciti e la penetrazione degli estremisti che si rifanno alle posizioni dell’ISIS e che sono entrati in competizione con Al Qaeda nel Maghreb Islamico. La Libia, “non da oggi”, è terra di formazione e addestramento per i miliziani destinati ai teatri di guerra iracheno e siriano.
Gli egiziani di Ansar Bait al-Maqdis usano il Paese come retrovia, trovando l’appoggio, fra l’altro, del Consiglio della Shura della Gioventù Islamica, che ha recentemente giurato fedeltà agli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi.
Dal Cairo – quindi – si sono moltiplicati gli sforzi tesi a supportare, attraverso l’invio di forniture di materiale bellico, l’Esercito Nazionale Libico del generale in congedo Khalifa Haftar, nei cui ranghi militano molti ex-gheddafiani.
E’ anche grazie all’appoggio egiziano che le forze anti-islamiste sono riuscite a vincere numerose battaglie nell’area di Bengasi. In diverse località, però, i raid casa per casa a caccia di nemici, hanno provocato reazioni violente, con il ricorso sempre più frequente ad attacchi-kamikaze.
Nell’area di Tripoli Haftar è stato capace di attrarre a sé le milizie di Zintan, le quali si sono duramente scontrate con gli islamisti sulle montagne di Nafusah.
Nel campo opposto è oggetto di valutazione l’approccio che stanno tenendo sul terreno le milizie di Zawiyah specie dopo avere mostrato un elevato grado di indisciplina nella campagna per la conquista della regione di Warshefana alcune settimane fa.
Per punire i clan locali (accusati di proteggere elementi delle brigate di Qaqaa e Sawaq, alleate di Haftar), sono state distrutte e saccheggiate le case degli abitanti di molti villaggi dell’area.
Nella Libia meridionale, mentre si incrina la storica alleanza fra Tubu e Tuareg, continuano gli scontri con gli Aulad Sulaiman e i Ghaddafa. Si lotta per difendere i campi petroliferi (i neri, nel fronte anti-islamista, li proteggono) e per il controllo degli snodi di Sebha e di Ubari, città del Fezzan segnate col rosso anche sulle mappe dei contrabbandieri che trafficano esseri umani e merce in collegamento con Algeria, Ciad e Niger.
Source: Wikilao