Daish (conosciuto in Occidente come ISIS) è un virgulto germogliato dagli scritti del predicatore egiziano Sayyid Qotb, uno dei massimi esponenti dei Fratelli musulmani, giustiziato nel 1966 con l’accusa di tentato golpe. Al punto che secondo eminenti analisti quasi tutti, tra le fila della Fratellanza come tra quelle di al-Qaeda (sebbene le due formazioni abbiano raggiunto un accordo solo in Siria), lo considerano modello da seguire, a partire dal leader qaedista Ayman al-Zawahiri.
Qualche settimana fa il predicatore egiziano naturalizzato qatariota Yusuf al-Qaradawi ha definito il califfo Abu Bakr al-Baghdadi un ex militante della Fratellanza, rilevando che a indurlo a unirsi a Daish una volta uscito di prigione è stato il suo “temperamento dominante”. Daish e altre formazioni terroristiche, secondo al-Qaradawi, “hanno adescato i giovani di molti paesi con il pretesto del jihad in nome di Dio”.
Come esempio si può citare una registrazione audio in cui Qutb sostiene che il cammino della Fratellanza non è cosparso di rose, ma irto di spine e grondante di sangue. Un pensiero sanguinoso che si ritrova, mutatis mutandis, alla base delle strategie dei cartelli del jihad e degli slogan che hanno diffuso sui manifesti affissi a Raqqa e Mosul. Questi proclami hanno trovato terreno fertile tra sceicchi e imam, che ne hanno fatto un credo anche perché spesso parlano la stessa lingua. Secondo questo credo, non si diffonde la religione tra il popolo parlando da un pulpito, ma seguendo il cammino della battaglia. Un credo né di lotta né di governo, ma di governo attraverso il sangue.
Diversi osservatori egiziani suggeriscono addirittura che Daish, il Fronte al-Nusra, Ansar al-Sharia sono in realtà diverse etichette per una medesima entità, che fa riferimento ai Fratelli musulmani, che come loro anelavano a ripristinare il califfato. Infatti praticamente tutti i militanti di queste formazioni leggono le fatwa, i discorsi infuocati e le idee estremiste della Fratellanza.
Di contro secondo Nabil Naim, esponente di spicco dell’organizzazione del jihad islamico egiziano, “chiunque dica che non c’è differenza tra i Fratelli musulmani e Daish è ignorante”, solo che “la Fratellanza ha avuto la capacità di nascondere le proprie convinzioni”. In realtà è quest’ultima la radice della violenza nel mondo, origine di tutti i gruppi terroristici. È stato il primo partito, spiega, a rinnegare le organizzazioni integraliste.
Sayyid Qutb inoltre sosteneva che “la gente non è musulmana come dice, ma vive nell’epoca del politeismo (in arabo era dell’ignoranza)”. Una linea simile a quella adottata dall’attuale governo egiziano, che annovera i Fratelli musulmani tra le organizzazioni terroristiche e secondo varie fonti avrebbe spinto molte figure influenti dell’islam politico (che si opponevano alla defenestrazione dell’ex presidente Mohamed Morsi) ad adottare strategie violente. Così decine di Fratelli sono partiti alla volta di Siria e Iraq, costituendo il nucleo embrionale di Daish.
Anche sheikh Rasmi Ajlan, uno degli ulama dell’università islamica egiziana al-Azhar, sostiene che la relazione tra Fratelli musulmani e Daish è nell’aspirazione alla restaurazione del califfato e nella legittimazione (talvolta istigazione) dell’uso della violenza.
Un comodo specchietto per le allodole, continua Ajlan, per fare proselitismo tra le classi meno abbienti e più sfruttate, puntando sull’idea che solo la rinascita del califfato creerebbe una forte nazione islamica in grado di contrastare le potenze mondiali. Pur di guadagnare consensi dunque diffondono una visione irreale, quando non surreale o grottesca, della realtà, che non ha nulla a che vedere con il mondo in cui si vive ora. Tutto questo anche grazie al mito dei califfi ben guidati molto radicato nell’immaginario collettivo.
Sia Daish che i Fratelli hanno abbracciato un credo da infedeli e al contempo hanno elaborato l’ideologia takfirita (secondo cui tutto ciò che si differenzia anche in misura insignificante dalla lettura ottusa dei testi sacri è infedele). Le razzie, i rapimenti, gli insulti alle donne, niente di tutto questo è prescritto da alcuna religione. È noto invece, suggerisce Ajlan, che sia Daish che la Fratellanza sono “una costruzione indotta dall’esterno per distorcere l’immagine dell’islam come religione tollerante”. Obiettivo, offrire il pretesto per l’ingerenza delle potenze mondiali.
Source: Arabpress