Il più rilevante prodotto della rinnovata minaccia jihadista pare essere una nuova competizione tra sigle del radicalismo islamico che fanno leva sull’utilizzo dei foreign fighters nel compiere azioni violente.
La nuova legge italiana in materia di antiterrorismo, approvata nei giorni scorsi, prevede solo alcune modifiche al codice penale introducendo una pena da tre a sei anni di reclusione per chi va a combattere il jihad nei teatri di guerra o supporta i combattenti organizzando, finanziando e facendo propaganda, anche via web.
Misure più severe, fino a 10 anni di carcere, per i lupi solitari, che si autoaddestrano all’uso delle armi.
Sarà inoltre istituita una black list dei siti internet che sostengono il terrorismo e sarà possibile oscurarli su disposizione dell’autorità giudiziaria.
Basta, tutto qua.
Tramontata l’idea di una Procura nazionale antiterrorismo viene istituito un coordinamento centrale presso la Procura nazionale antimafia per le inchieste che riguardano il terrorismo.
Inoltre, il decreto rafforza l’intelligence, favorendo le operazioni sotto copertura ed allargando le garanzie funzionali per gli infiltrati.
Le misure introdotte vanno nella direzione di colmare alcune delle lacune del sistema precedente, in primis la possibilità di punire anche il reclutato e non solo il reclutatore.
Manca invece un intervento sul fronte della prevenzione, tema sul quale molti altri paesi europei hanno già investito somme importanti.
Questa la legislazione italiana. All’estero, invece, le normative in materia di antiterrorismo sono molto più severe e restrittive…
Il 6 novembre 2014 la Francia ha approvato una nuova legge sull’antiterrorismo, il 14esimo provvedimento di questa natura dal 1986.
Il disegno di legge consegna alle autorità francesi ampi poteri: il divieto di ingresso nel paese o l’abbandono dello stesso da parte di sospettati di pianificazione di atti di terrorismo, il blocco di siti web che fanno apologia di atti terroristici e misure cautelative e repressive per gli individui sospettati di terrorismo.
Nel Regno Unito è al momento in discussione un nuovo disegno di legge che permetterebbe alla polizia inglese di confiscare i passaporti ai cittadini britannici sospettati di voler lasciare il paese per dedicarsi ad attività terroristiche.
La legge britannica innalza il livello delle possibili restrizioni andando a toccare la sfera della libera circolazione e della libera espressione. Ad esempio, alcune disposizioni permetterebbero alle autorità britanniche di vietare ai propri cittadini, per la durata di due anni, di far ritorno nel Regno Unito, se sospettati di aver preso parte ad attività terroristiche, rendendoli così effettivamente degli apolidi.
Il premier canadese Stephen Harper ha proposto al Parlamento una legge che, se approvata, trasformerà in un reato punibile con la reclusione fino a 5 anni il solo incitamento a commettere un atto terroristico e amplierà i poteri di indagine dei servizi segreti.
La modifica alla legge attualmente in vigore era stata promessa dal governo dopo gli attacchi a Ottawa dell’ottobre scorso.