I cristiani pagano lo scotto di non essere in grado di aiutare Damasco a resistere, oppure a cadere. Per le emigrazioni, le frizioni interne e lo scollamento della leadership dall’opinione pubblica, i maroniti rischiano anche il primato in seno al cristianesimo nazionale. Armeni e melchiti infatti sono in crescita, sia come influenza politica sia in cifre. I primi hanno fatto da ago della bilancia alle parlamentari del 2009. La loro presenza in Libano è capillare e sedimentata. Il genocidio per mano ottomana, a suo tempo, fece del paese dei cedri un primo rifugio per i sopravvissuti alla tragedia. Oggi gli armeni di Beirut, Byblos e Tripoli avvertono molto meno, rispetto ai maroniti, il bisogno di scappare: sono di loro proprietà banche, attività commerciali e patrimoni immobiliari. Il fatto di aver conservato una posizione terza durante la guerra civile li rende amici di tutti. L’unica questione che, invece, li porta ad alzare la voce è l’ipotesi che la Turchia intervenga militarmente in Siria. Per gli armeni, una dimostrazione di forza di Ankara rappresenterebbe un à rebours agli incubi del genocidio.
Discorso ulteriormente diverso per i melchiti, amici di Assad e allineati con i palestinesi nei campi profughi. Oggi nel Libano del sud la loro comunità è in crescita: melchite sono alcune nuove iniziative commerciali nel villaggio di Qana. Non è poi un caso che il patriarca Gregorio III Laham sia tanto spesso a Beirut, quando invece la sua sede episcopale è tra Damasco e Antiochia. In verità, è difficile comprendere questa chiesa sui iuris a Roma. I suoi movimenti sono lenti, e solo quando ha raggiunto uno scopo ci si rende conto del suo peso politico. A oggi, due sono le certezze: l’allineamento melchita con gli Assad e la trasformazione del Libano in un primo approdo nel caso il regime crollasse.
Lebanese Forces leader Samir Geagea launched a vehement attack on Hezbollah and the March 8 coalition Tuesday, saying the party’s military involvement in Syria has promoted terrorism in Lebanon.
“Those who took unilateral decisions brought us suicide bombers after they went to fight in Syria,” Geagea said in reference to the recent wave of suicide attacks in Lebanon.
His remarks came during a ceremony in honor of two prominent Lebanese media figures – the late Pierre Sadek and Nassir al-Asaad.
“March 8’s attitude and its decisions of war and peace, use of a weapons domestically and fighting in Syria is what fueled the wave of Takfirism,” Geagea said.
“Those responsible for the emergence of Takfiris in Lebanon are Hezbollah and the March 8 axis,” he added.
Geagea asked, “how come Hezbollah did not seek popular or political support for its military intervention in Syria but demands partnership in a future government,” adding that “the Lebanese today are in dire need of an active government that would safeguard their borders, maintain their security, revive their economy and not sacrifice them in favor of defending the Assad regime.”
Source Daily Star